Antonio Zaffaroni
Una telefonata dopo la fine dell’esperienza pakistana di Hattian fu l’ultimo contatto con Alberto. Poi solo flash
ricevuti indirettamente da comuni amici e conoscenti fino a quello angosciante trasmesso dalla televisione: un tal Alberto Bonanni
non rispondeva all’appello.
Cerchi di convincerti che si tratterà di un caso di omonimia… poi la conferma… ed allora ti aggrappi alla
speranza che non abbia cambiato le buone abitudini di allontanarsi il fine settimana per conoscere, per vedere per... curiosare.
Ma si,… di sicuro non era in casa…. che diamine non sarebbe stato da lui. Eppure… e allora… ricordi.
Ci sono circostanze che non ti lasciano altre opzioni e così ti metti a cercare fra le foto, i filmini, le carte.
E mentre cerchi le tracce di chi se ne è andato ritrovi una gran parte di te che già davi per perduta...
Ertan, inizi anni Novanta
Il più importante progetto che la Banca Mondiale finanziava in Cina.
Una diga imponente che si inserisce non solo in una valle con la sua presenza
fisica, ma in un contesto più ampio storico e sociale come un avvenimento
destinato a far epoca. Qualcuno affronta la costruzione di una diga come
un lavoro. Qualcun altro come una missione. Vuol stupire i contemporanei
ed i posteri come fecero i costruttori delle Piramidi o delle Cattedrali
gotiche, vuol contribuire a che il mondo di domani sia diverso da quello
di oggi.
Se ti anima questo spirito e ti ritrovi a costruire in una zona remota di
una Cina in profonda trasformazione, gli stimoli e le sfide diventano esaltanti
e non importa se lavori nel cantiere o nella scuola. Pensi non solamente
agli aspetti tecnici, ma cerchi di usare al meglio l’opportunità
che ti si offre per conoscere, partecipare, capire.
L’organizzazione di un cantiere all’estero, il lavoro, i contatti
umani, il relazionarsi per motivi di lavoro o di svago creano quelle opportunità
che nessun visitatore potrà mai avere. Puoi sentirti parte attiva
di un processo dinamico di cambiamento. Cerchi di influire in senso positivo
non solo con il tuo operare individuale, ma con un’azione di gruppo.
È fondamentale agire in sintonia con i tuoi collaboratori più
fidati per estendere quanto più possibile il raggio di azione ed
il livello dei consensi per quanto si sta facendo.
La scuola ed i servizi sanitari sono eccellenti mezzi di comunicazione e di interscambio. Insegnanti e medici hanno più
tempo libero, possono più facilmente accomodare i propri orari e per professione e cultura sono propensi a relazionarsi
con il mondo che li circonda.
In Ertan avevamo avuto la fortuna di avere una scuola ed un ospedale d’eccellenza. A loro furono subito affidati non solo
i compiti istituzionali, ma anche la missione di stabilire contatti con l’universo cinese in cui operavamo.
Gli interessi andavano dallo sport allo spettacolo, dall’organizzare partite di calcio (che all’inizio ci vedevano
vincitori poi sempre più perdenti!) o lezioni di tai chi, alla ricerca di gruppi folkloristici. La discesa lungo lo Ya
Long e la risalita lungo il Chang Sha fino a Pan Zhi Hua erano pratica corrente per i nostri “ambasciatori”.
Alberto in prima fila, fra i più attivi a curiosare e a relazionarsi e, con le strade così aperte, andare ancora
più avanti: al lago di Lu Ku o al Shangrila; ad assistere da vicino ai cambi rapidi di un mondo che si apriva all’occidente
ed alla perenne ricerca di modelli da assorbire riempiendo i vuoti lasciati dalla nefasta Rivoluzione Culturale che aveva strappato
i modelli antichi.
Farsi avanti senza approfittare della debolezza altrui, lanciare e ricevere proposte, sentirsi caricato di doveri più
che di diritti sono mezzi essenziali per l’integrazione fra popoli diversi. L’integrazione nasce dal rispetto reciproco
e non dal calarsi le brache come sembra accezione comune ed attuale in Italia. Di cambi ne abbiamo visti tanti e per molti siamo
stati parte attiva.
Entrammo in un mondo che non conosceva gli stranieri.
Da quelle parti avevano transitato Marco Polo e gli aviatori americani nella seconda guerra mondiale, poi nessuno in quella
landa che era stata territorio incontrastato delle minoranze Yi e dove Mao aveva deciso di costruire dal nulla una città
di un milione d’abitanti al servizio delle nuove acciaierie.
Gente che aveva lasciato le sue antiche case e la sua cultura per fondare e rifondarsi in uno di quegli eventi epici che solo
la Cina può e sa generare. Sapersi inserire in questo ambiente, aiutarlo ad aprirsi al mondo con dignità fu per
molti di noi tanto importante quanto la costruzione della diga.
Abbiamo aiutato Pan Zhi Hua a gemellarsi con Terni, abbiamo portato in Italia il sindaco, dato opportunità di crescita
professionale alla sua gente, ma abbiamo anche fatto bacchettare la Polizia locale che si metteva senza diritto nei fatti privati
per estorcere multe non dovute.
Quanto lavoro fatto e quanto entusiasmo! Furono anni intensi, frenetici smaniosi di non perdere nessuna opportunità.
Sapevamo che stavamo vivendo una occasione unica ed irripetibile. Era evidente che i Cinesi con la loro gran capacità
di apprendere non ci avrebbero offerto molto di più.
Quando dovetti lasciare Ertan e limitare la mia presenza a sporadiche visite, Alberto si propose anche come “addetto
commerciale” recependo le informazioni da Pan Zhi Hua ed i desiderata locali nella speranza che potessimo dare continuità
alla nostra presenza: dal progetto per la diga di compensazione di Tong Zi Lin all’idea di trasformare il nostro campo
in un centro turistico. Purtroppo le circostanze non ci furono propizie ed anche Alberto dovette ammettere che l’esperienza
Cinese si sarebbe chiusa in breve tempo.
La sua immagine sarebbe rimasta nelle persone che l’avevano stimato ed amato, ma poi alla fine come in una moderna Madama
Butterfly, la nave sarebbe salpata verso altri lidi portandolo lontano...
Milano, 15 ottobre 2007